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L’addio di ‘Ntoni.
Siamo alla fine del romanzo I Malavoglia. Il giovane ‘Ntoni, ormai solo ed escluso dalla comunità del paese, decide di abbandonare Trezza. Mentre tutti cominciano la loro giornata all’alba, rientrando nel tempo ciclico e immutabile della natura, ‘Ntoni va via, proiettando se stesso nel tempo lineare della modernità. Solo il mare sembra parlare con lui “e par la voce di un amico”.
27 novembre 1966. L’Arno è straripato e Firenze è devastata. Eugenio Montale scrive questa poesia dopo che ha sommerso anche la sua cantina. Dentro c’erano oggetti che hanno marcato la prima parte della sua vita. I marocchini (=rilegature) rossi, le dediche di Du Bos, il timbro di ceralacca con incisa la barba di Ezra Pound, l’originale dei Canti Orfici di Campana…Il tentativo degli oggetti di resistere è inutile. Sono distrutti, come i valori del periodo a cui sono legati.
Eugenio Montale, poesia sull'alluvione, da Xenia
Non uccidete il mare/la libellula, il vento. /Non soffocate il lamento/(il canto!) del lamantino./Il galagone, il pino: /anche di questo è fatto/l'uomo. E chi per profitto vile/fulmina un pesce, un fiume,/non fatelo cavaliere/del lavoro. L’amore/finisce dove finisce l’erba/e l'acqua muore. Dove/sparendo la foresta/e l'aria verde, chi resta/sospira nel sempre più vasto/paese guasto: “Come/potrebbe tornare a essere bella,/scomparso l'uomo, la terra”.
Giorgio Caproni, Versicoli quasi ecologici
Le donne, la taverna, il gioco. Ecco la formula della felicità secondo Cecco Angiolieri, poeta senese vissuto dal 1260 al 1312 (circa) contemporaneo di Dante Alighieri (1265-1321).
Nel Medioevo non c’era posto solo per l’amor cortese e le donne angeliche… Cecco esalta spesso il lato più “terra terra” della vita e se ne vanta.
Il suo problema? Un padre avaro che, a sentire lui, gli ha tagliato i fondi. La sua poesia più famosa è "S'i fosse foco".
Sonetto "Tre cose solamente" di Cecco Angiolieri
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