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Leopardi
Petrarca

Giacomo Leopardi,
Diario del primo amore

"L’ 11 dicembre 1817 è una data memorabile nella vita del nostro poeta. La sera di quel giorno arrivò in casa Leopardi, proveniente da Pesaro, una parente piuttosto lontana, Geltrude Cassi, [...] moglie ad un conte Giovanni Lazzari, di cui oggi nessuno rammenterebbe il nome, se la moglie di lui non fosse stata inconsciamente l’oggetto del primo amore di Giacomo." (Giuseppe Charini, Vita di Giacomo Leopardi, 1905)
Giacomo osserva attentamente la signora, allora ventiseienne. I fratelli scherzano e giocano con lei a carte e agli scacchi, lui invece la studia ma intanto un dolce veleno gli si insinua nel cuore
«Alta e membruta quanto nessuna donna ch’io m’abbia veduta mai, di volto però tutt’altro che grossolano, lineamenti tra il forte e il delicato, bel colore, occhi nerissimi, capelli castagni, maniere benigne, e, secondo me, graziose, lontanissime dall’affettato, molto meno lontane dalle primitive, tutte proprie delle signore di Romagna e particolarmente delle Pesaresi, diversissime, ma per una certa qualità inesprimibile, dalle nostre marchegiane.» 

Geltrude vuole che Giacomo le insegni a giocare a scacchi; il poeta ha la prima occasione di giocare solo con lei, ma ne esce insoddisfatto. «Laonde cercando fra me e me perché fossi scontento, non lo sapea trovare.... ad ogni modo io mi sentiva il cuore molto molle e tenero, e alla cena osservando gli atti e i discorsi della signora, mi piacquero assai, e mi ammollirono sempre più.»

Dopo la partenza di lei da Recanati, Giacomo inizia a provare un non so che...inquietudine indistinta, scontento, malinconia, qualche dolcezza, molto affetto, e desiderio non sapeva di che, nè anche fra le cose possibili vedeva niente che lo potesse appagare. [...]

E sono svogliatissimo al cibo, la qual cosa noto come non ordinaria in me né anche nelle maggiori angosce, e però indizio di vero turbamento.

Se questo è amore, che io non so, questa è la prima volta che io lo provo in età da farci sopra qualche considerazione; ed eccomi di diciannove anni e mezzo, innamorato. E veggo bene che l’amore dev’esser cosa amarissima, e che io purtroppo (dico dell’amor tenero e sentimentale) ne sarò sempre schiavo.

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Petrarca,
Se non è amor...

Se non è amore,  che è dunque quello che sento?

Ma se è amore, per Dio, che cos'è e quale la sua natura?

Se è una cosa buona, perché  dà un effetto di dolore mortale?

Se è cattiva, perché ogni tormento è così dolce?


Se brucio di mia volontà, da che derivano pianto e lamento?

Se invece è mio malgrado, a che serve lamentarsi?

O viva morte, o male piacevole

come puoi aver tanto potere su di me se io non lo permetto?


E se lo consento, a gran torto mi addoloro.

Fra venti contrari in una fragile barca

mi trovo in alto mare senza guida:


così alleggerita di sapere ma così carica di errori

che io stesso non so quello che voglio,

e rabbrividisco a mezza estate, bruciando d'inverno.

Devo confessare che Petrarca non è tra i miei autori preferiti.  Ma che parole "alate" ha saputo trovare per descrivere quella miscela formidabile di opposti sentimenti che prova chi arde per il primo amore!

E comunicandoci i contrasti che sono dentro il suo cuore, rappresenta un'epoca: il dissidio di valori tipico dell'"autunno" del Medioevo, la scoperta dell'ambiguità e della complessità del mondo interiore che lui per primo ha saputo scandagliare con tanta precisione.





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